DECOLONIZZARE LA FOLLIA. SCRITTI SULLA PSICHIATRIA COLONIALE. NUOVA EDIZ. di FANON FRANTZ; BENEDUCE R. (CUR.)
DECOLONIZZARE LA FOLLIA. SCRITTI SULLA PSICHIATRIA COLONIALE. NUOVA EDIZ. - FANON FRANTZ; BENEDUCE R. (CUR.)

DECOLONIZZARE LA FOLLIA. SCRITTI SULLA PSICHIATRIA COLONIALE. NUOVA EDIZ.

FANON FRANTZ; BENEDUCE R. (CUR.)

OMBRE CORTE

18,00
  • Macrosettore: PSICHIATRIA
  • Settore: PSICHIATRIA-STORIA
  • Collana: FRONTIERE   nà 0
  • Data di pubblicazione: 22/10/20
  • Prezzo di listino: 18,00
  • Disponibilità: Non presente in libreria
  • Reperibilità: Reperibile in pochi giorni
  • ISBN: 9788869481734

Abstract / quarta di copertina

Nell'opera di Frantz Fanon, racchiusa in un periodo di pochi anni (1951-1961), prendono voce temi decisivi che non smettono d'interrogare il dibattito sulla condizione postcoloniale: le contraddizioni delle borghesie nazionali negli anni dell'indipendenza, lo spettro del razzismo e la sua oscura riproduzione nello Stato moderno, la costruzione della soggettività africana. Con l'ostinazione di chi aveva scritto "Ci sono troppi imbecilli su questa terra, e poiché lo dico, si tratta di provarlo", nei lavori qui raccolti, per buona parte mai tradotti in italiano, Fanon ripercorre con altrettanta sistematicità le teorie psichiatriche e psicanalitiche dell'epoca. La sua è urìar-cheologia sovversiva che, di quelle teorie, rivela limiti e paradossi: un'etnologia critica dell'Occidente. Con toni a tratti profetici, i suoi scritti disegnano una fenomenologia politica del corpo coloniale nella quale affiorano molti dei problemi con i quali si misurano oggi l'etnopsichiatria e l'antropologia mèdica critica: la violenza quotidiana e invisibile che secerne la sofferenza dei dominati, il difficile incontro fra il clinico occidentale e il corpo inquieto dell'immigrato, Yeconomia morale delle sue menzogne. La psichiatria, chiamata da Fanon a riconoscere che è "impossibile guarire" in un contesto di oppressione e di arbitrio, è invitata in queste pagine a interrogare conflitti e omissioni, e a confrontarsi con l'enigma politico della differenza, della malattia e della cura.